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Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2020 – XII edizione

Scadenza 14 Marzo 2020

Il premio di Poesia, giunto alla sua dodicesima edizione, è organizzato per promuovere la memoria e la conoscenza della poetessa Luciana Notari, autrice di raccolte poetiche di singolare qualità, della quale si vuole anche ricordare l’amore e la fiducia verso il mondo animale e naturale.

Organizzato dall’Associazione Umbra di Promozione Culturale GutenbergTerni

Giuria: Elio Pecora presidente, Simone Zafferani segretario, Rosanna Gentili, Simonetta Neri, Maria Francesca Ordeini, Paola Silvestrelli, Paola Tarani

Diviso in due sezioni, il premio sarà assegnato annualmente, a insindacabile giudizio della giuria ed escludendo l’ex aequo, a:

     A) Libro edito di poesia, premio 800,00 (ottocento)

Sarà cura della Giuria segnalare altri due autori finalisti (secondo e terzo classificato) di particolare merito, cui sarà consegnato un attestato del risultato raggiunto. I testi partecipanti editi tra gennaio 2018 e dicembre 2019 dovranno essere spediti in n. 5 copie.

      B) Poesie inedite premio 300 (trecento)

Le poesie non dovranno essere state precedentemente pubblicate, pena l’esclusione dal premio

Sono ammessi massimo 5 (cinque) componimenti, da inviare in 5 (cinque) copie .

Per ognuna delle due sezioni la quota di iscrizione è di 20,00 (venti) da versare sul bonifico bancario dell’Associazione: IBAN: IT47H0306914414000080000332.

N.B.: non saranno accettate iscrizioni con denaro contante inviato tramite lettera.

Tutte le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 14 marzo 2020 alla Segreteria del Premio: Associazione Gutenberg Terni c/o Paola Tarani, Via Masaccio, 1 – 05100 Terni.

Per informazioni: tel. 349/5048092, 329/2082128

Tutte le opere: prima e seconda categoria, dovranno essere accompagnate, in busta chiusa,  dai dati personali dell’autore (nome, indirizzo, recapito telefonico, email) e dalla ricevuta del versamento della quota di iscrizione.

La premiazione avrà luogo venerdì 22 maggio 2020 alle ore 16.30 presso la Sala Rossa di Palazzo Gazzoli, Via del Teatro Romano, 13 – Terni

Gli Autori premiati dovranno essere presenti alla cerimonia pena la decadenza dal premio. Il materiale pervenuto non sarà restituito.

I risultati del Premio saranno pubblicati sul sito dell’Associazione Gutenberg: www.associazionegutenbergterni.it 

I vincitori saranno contattati tramite telefono o e-mail almeno 15 giorni prima della cerimonia di premiazione.

 

visita club.it

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PROGRAMMA ANNO CULTURALE 2019/2020

programma 2019-2020 PER SITO

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Premiazioni Concorso “Luciana Notari” XI Edizione

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Molti, come ogni anno, i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia selezionati dalla Giuria composta dal poeta Elio Pecora presidente, Simone Zafferani segretario, Rosanna Gentili CariniSimonetta Neri, Maria Francesca Ordeini, Paola Silvestrelli, Paola Tarani.

Saluto dell’Assessore alla Cultura Andrea Giuli.

Per la prima sezione (Poesia Edita) i vincitori dell’edizione 2019 sono

1° classificato Marco Vitale, Gli anni, Nino Aragno Editore, 2018

2° classificato: Tiziano Broggiato, Novilunio, Lietocolle, 2018

3° classificato: Davide Toffoli, L’infinito ronzio, Controluna, 2018.

Menzione Speciale a Giorgio Ghiotti, La città che ti abita, Empiria, 2018 e a Pasquale Di Palmo, La carità, Passigli, 2018.

Per la Poesia Inedita

1° classificato: Lavinia Frati

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2° classificato: Emilia Fragomeni

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Motivazioni Vincitori Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2019 – XI Edizione

 Seguono le motivazioni espresse dalla giuria in relazione al Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2019 – XI Edizione:

SEZIONE POESIA EDITA

Marco Vitale – Gli anni

È difficile rendere ragione in poche righe del lungo e prolifico percorso poetico di Marco Vitale, raccolto nel volume Gli anni. Tanto che si è tentati di affidarsi alle parole dell’autore stesso, il quale ha posto in chiusura del libro una Nota (invero una vera e propria prosa d’arte) in cui ripercorre le tappe di una lunga fedeltà al fare versi, lasciandoci addentrare nella sua affascinante e un po’ misteriosa officina, ricca di riferimenti letterari e artistici che testimoniano un gusto del tutto personale e fuori dai canoni. Il libro in questione, ci dice l’autore, si pone il fine di «restituire un percorso e con esso i segni del suo tempo». Il tempo è infatti il tema centrale di questo poeta «schivo e puro» (sono parole di Giancarlo Pontiggia), mite e ostinato, intenso e misuratissimo. Tempo che si dà essenzialmente come esperienza sincretica di assenza e presenza, di esilio e nostalgia; e che si misura nella distanza, continuamente oscillante, dagli affetti, dai luoghi, e nella capacità di focalizzarli cambiando lente e prospettiva, calibrando la lingua e la musica del verso. È infatti la costante ricerca linguistica e stilistica uno dei segni maggiori di questo poeta, pure assai radicato nella tradizione, anche se più europea che italiana. Ma la riflessione e il lavoro sul verso sono per Vitale, ben lungi dalle molte forme di dissidenza programmatica che poco hanno a che vedere con la poesia, un autentico bisogno di esprimere l’aderenza a un sentimento del mondo e della vita mutevole, complesso, un’inquietudine insanabile da cui tuttavia scaturisce – lo nota con acutezza Pontiggia nella prefazione al libro – «un sentimento di autentica gioia interiore, di vitalità degli affetti, di piacere estetico». Leggendo la poesia di Marco Vitale ci si sente accolti in un caldo recinto di occasioni affettive, di incontri fuggevoli ma numinosi, di accadimenti minimi da cui traluce il senso più autentico del nostro essere nel mondo. Custodire e condividere è il compito che questo poeta si è dato, fedele a un’idea di poesia come esperienza imprescindibilmente umana, dolente e gioiosa come è ogni cosa quando le parole della poesia la restituiscono al proprio centro.

Tiziano Broggiato – Novilunio

Nel Novilunio di Tiziano Broggiato siamo chiamati a sospendere il nostro istintivo bisogno di stabilità e ad accettare lo stato di sospensione, o di perenne transito, cui il nostro destino ci espone senza difese. Ad accettare che «davvero noi viviamo/ per dire sempre addio». Con questo poeta, entriamo in un mondo liminale, in cui la scrittura si dà come esercizio di attesa (splendida l’immagine della pagina come «sala d’aspetto periferica») e desiderio di uscire dall’impaludamento per rifondare, anelito ad un tempo autodeterminantesi («un novilunio che sappia rimuovere/ una stagione, questa, vicina allo zero»). Dal tempo transeunte della stagione, al tempo assoluto. Il senso più vero e profondo del novilunio è questo canto alla fatica dei viventi, in perenne viaggio, in perenne sosta; il libro è infatti pervaso da immagini di movimento, da nomi di luoghi, da luoghi di snodo in cui pure si è costretti a restare; come il tunnel ferroviario, metafora della condizione esistenziale, in cui un «lume sottile, a metà cammino tra procedere e ritornare» tiene sospesa la vita nella speranza di una «ennesima salvezza»; o l’alba, «le sei del mattino» che molto ci ricordano il Sereni de Gli strumenti umani, sospeso tra la notte e il giorno, tra la morte e la vita. Ma soprattutto Novilunio è un libro sulla luce, un canto d’amore e d’ossessione per le sue moltissime sfaccettature, le inclinazioni della luce di dickinsoniana memoria. La luce di Broggiato non è quella piena, frontale «eccessiva» della primavera; è una luce quasi sempre incerta, diafana: fatta di un «sole minuscolo», spesso abusiva e «irridente», «esitante», è la «luce densa di un’afa» che non indica direzioni ma dissemina indizi, possibili cominciamenti, segnali da interpretare con terrena approssimazione. Il poeta è dunque un «guardiano» che controlla la notte, o anche un «testimone stupefatto», e il suo compito possibile è tracciare il proprio passaggio nel mondo facendo dialogare il buio e la luce, resistendo in quello che Franco Cordelli chiama il «punto di sospensione» in cui «ricomincia il movimento della poesia, ossia della vita».

Davide Toffoli – L’infinito ronzio

Qual è l’Infinito ronzio con cui Davide Toffoli intitola il suo quarto libro di poesia? Nella poesia eponima, posta all’inizio e dunque forse programmatica, troviamo un indizio importante: «L’infinito/ ronzio delle braci,/ di tutto quello che sempre e da sempre vive sotto…». E poco oltre: «ma ci sfuggono le radici di questo/ miracoloso impasto di sole e di fango/ che ci portiamo dentro». Il libro si articola in sei sezioni che, come nota Gabriele Galloni nella nota introduttiva, «non potrebbero essere più distanti tra loro» nell’ispirazione e nei temi che le sottendono. Alle molte poesie di viaggio (alcune dedicate a un pellegrinaggio celebre come quello di Santiago, qui restituito con una bruciante e personalissima traccia, spia di una profonda sensibilità di quello che Toffoli stesso definisce «Tortuoso enigma dello spaziotempo»), segue la sezione centrale dal titolo Intimi ritratti inversi, dichiaratamente ispirata ai ritratti fotografici dei poeti fatti da Dino Ignani. Si tratta di un’affascinante e originale operazione di dialogo e di dissimulazione, in cui le poesie di Toffoli incontrano i versi dei poeti da lui amati, scelti in un ampio spettro generazionale e geografico a dilatare i confini di questo amoroso transito intertestuale. Ne scaturisce ben più di una galleria di ritratti parlanti: il virtuoso gioco di specchi, grazie all’interpolazione dei versi ospitati con i propri, genera un potente, prismatico effetto di amplificazione espressiva e semantica. A seguire, ci imbattiamo in una sezione costituita da Haiku, forma che a questo poeta pare particolarmente congeniale; di nuovo, un incontro con una tradizione altra, che però Toffoli addomestica magistralmente. Qual è dunque il muro portante di questo libro? Senza dubbio, esso consiste nella capacità di tenere insieme, anche mediante una ricerca linguistica e stilistica di assoluta precisione, le moltissime facce del fare poesia aprendosi all’arte dell’incontro con luoghi, versi, memorie amate, insomma con tutto il preziosissimo materiale che – adesso lo capiamo – rappresenta «l’infinito ronzio», intensamente ascoltato e amato, della poesia.

MENZIONE SPECIALE

Giorgio Ghiotti La città che ti abita

Giorgio Ghiotti non ama solo la poesia; ama anche i poeti. Di un amore al contempo appassionato e rigoroso, spontaneo e maturo. E come in ogni amore che si rispetti, se ne appropria, piantandoli nel proprio hortus non conclusus, che è poi l’unico ramificatissimo terreno della poesia, dove esistono contiguità e non confini. Soprattutto di questo amore è pervasa La città che ti abita, città reale (Roma) interiorizzata e restituita, con forza e con grazia, alla sua viva luce metamorfica di «città d’angeli» e «sconosciutissimo regno». Sono sue le vite degli altri – amori, volti familiari, vivi e morti, poeti conosciuti o intensamente letti, e l’amatissima nonna cui è dedicata la commovente sezione dal titolo Silvana. Queste vite, fatalmente intrecciate alla propria, tessono le linee e i rilievi di una topografia amorosa priva di nostalgia e di rimpianto perché intrisa dell’immanenza di chi ha imparato a riconoscere e a decifrare se stesso negli altri. Come nota Biancamaria Frabotta nella prefazione al libro «Nella partizione luminosa dove stillano con la freschezza di una rugiada mattiniera le note del mondo visibile, gli infiniti dettagli della città che ci abita egli il poeta si attesta, con piè fermo, sul presente». Non a caso Ghiotti scrive: «Non sono abbandoni questi addii/ lasciati a mezzo nel freddo delle stanze/ sono prove, doni, partenze». Se un senso di perdita trama queste intense, risonanti poesie, esso è inscritto nell’aderenza a un destino che affratella i presenti e gli assenti e che invita a sfidare la cronologia, quella «nostalgia in cui/ cadono i ricordi», a ribaltare le sorti imposte da un tempo che possiamo accettare solo convenzionalmente («Prova a dire tu che sei già morto/ prova a dire del tempo la sua controfigura»). Teso tra riconoscenza e riconoscimento, il libro è scritto da una mano sapiente e amorosa, da una voce assai talentuosa già perfettamente riconoscibile nell’affollato panorama contemporaneo.

Pasquale Di Palmo – La carità

Ancora una volta Pasquale Di Palmo ci consegna un libro doloroso e autentico, in continuità e in coerenza con la propria vocazione di poeta sabianamente convinto dell’onestà della poesia. Come scrive Paolo Lagazzi nella articolata prefazione al libro, «La carità vibra di un sentimento creaturale, di una necessità intima della condivisione, di un’apertura all’umanità sofferente che sa imprimere a molti versi, a molte frasi, il tocco delle scoperte rivelatrici». A questo sentimento di profonda consonanza, alla constatazione della nudità radicale e immedicabile di ogni vita, e in particolare di quelle vite reiette da cui spesso siamo tentati di stornare lo sgurado, Di Palmo giunge con un crescente senso di stupefazione, disarmando la parola poetica da ogni sovrastruttura e lasciandola abitare da uno sguardo limpido, insistito e non insistente. Arreso all’evidenza della propria compassione, della carità appunto, questo poeta ci restituisce, in una lingua accessibile e mai scontata (talvolta ricorrendo al dialetto, specie quando entra in campo la figura paterna), immagini, quadri, sequenze di grandissima forza emotiva. Le persone, gli animali, gli oggetti che cadono nello spazio delle poesie (non di rado racconti in versi) e delle poche prose al centro del libro, sono colti nella loro essenzialità, in quella vulnerabilità che ce li rende conoscibili e indimenticabili, irriducibili a qualunque generalizzazione. Ed è questa, forse, la forza più trascinante dell’opera di Di Palmo: la capacità di parlarci del mondo dal più innocuo e segreto dei luoghi, il proprio cuore di uomo-poeta, consapevole della solitudine eppure certo dell’inevitabilità del suo parlare: «Si cammina come sonnambuli sotto cieli di cartavelina. Parlando ai sassi, alle rovine».

SEZIONE POESIA INEDITA

LAVINIA FRATI

vincitrice

Le poesie di Lavina Frati sono animate da un costante anelito alla vita – quella persa da chi non può tornare, quella che si cerca con fatica e disincanto di donare a se stessi, e quella, infine, che si invoca attraverso le parole di altri poeti per poter infine essere nominata, e così avvicinata. Se lo sviluppo delle poesie si muove nel solco di un lirismo tradizionale, i notevoli distici finali ci sorprendono, costringendoci a un’improvvisa torsione del pensiero, a una svolta lirica inattesa quanto struggente.

EMILIA FRAGOMENI

seconda classificata

Sopravvivere al tempo è l’urgenza che più occupa le poesie di Emilia Fragomeni, che infatti dispone nei tre testi qui presentati lo stesso sintagma “sopravvive al tempo” – in un solo caso spezzato da un enjambment, in tutti e tre i casi posto nella quartina conclusiva. L’orda dei ricordi, quanto mai vivi e nitidi, increspa e sommuove la versificazione, pure ancorata a una metrica tradizionale, e distende sul baluginìo delle immagini un affascinante senso di inquietudine e di accorata sospensione.

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Vincitori del Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2019 – XI Edizione

SEZIONE POESIA EDITA
 
1° classificato: Marco Vitale, Gli anni, Nino Aragno Editore, 2018
 
2° classificato: Tiziano Broggiato, Novilunio, Lietocolle, 2018
 
3° classificato: Davide Toffoli, L’infinito ronzio, Controluna, 2018
 
Menzione Speciale 
 
Giorgio Ghiotti, La città che ti abita, Empiria, 2018
 
Pasquale Di Palmo, La carità, Passigli, 2018
 
SEZIONE POESIA INEDITA
 
1° classificato: Lavinia Frati
 
2° classificato: Emilia Fragomeni
 
 
 

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Giovanni Pascoli: “il Fanciullino innovatore” a cura della Prof.ssa Maria Teresa Tini

TERNI: IL FANCIULLINO INNOVATORE DI GIOVANNI PASCOLI

La giornalista Claudia Sensi sul sito www.terninrete.it riporta le parole della Prof.ssa Maria Teresa Tini intervenuta alla Biblioteca del Clt il 23 Marzo: “Voglio parlare in semplicità di Giovanni Pascoli, ha esordito la professoressa, che ho imparato ad amare mentre insegnavo. Pascoli è un poeta che rappresenta la poesia e l’ha immaginata nel fanciullino. Il fanciullino rappresenta la poesia intesa come conoscenza aurorale di un mondo infantile, forse, ma forse visto con gli occhi innocenti di chi nella realtà vede quello che l’adulto non vede più perché ottenebrato da tanti pensieri, da tante altre situazioni. È questo il significato del fanciullino. Io, però, aggiungo innovatore perché Pascoli ha rinnovato la poesia di fine Ottocento inizio Novecento ed ha aperto le prospettive del Novecento sia dal punto di vista del simbolismo che della nuova tecnica poetica”.

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“Una poesia in assetto di volo”: l’opera di Pierluigi Cappello

Il 26 Gennaio 2019 l’Associazione Gutenberg presso il Clt ha promosso un incontro sul poeta Pierluigi Cappello. Il relatore Carmelo Princiotta, professore universitario e critico letterario, ha illustrato la figura e l’opera del poeta scomparso nel 2017. Le poesie dell’autore sono state lette da Simone Zafferani, presidente dell’Associazione Gutenberg. È stato molto letto e molto amato, Pierluigi Cappello che ammirava l’anima di grafite delle matite, “la possibilità di cancellare e tornare indietro, magari lo si potesse fare davvero”. Parola dialogica, parola di scavo e d’incanto quella di Cappello, lo stesso dei bambini che prendono in mano i colori. “Giù, nel piccolo pugno, il pastello teneva/finestre aperte su un cielo grande,/lontano da noi”. Il cantautore Jovanotti, amico di Pierluigi Cappello, così ha scritto nel giorno della scomparsa del poeta:  “… Ero suo amico ma prima di tutto lettore e collezionista delle sue parole che continueranno a vivere. Cercatele, leggetele, sono bellissime”.

 

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Le “Favole da Giardino” di Elio Pecora

Il 15 dicembre 2018 l’Associazione Gutenberg ospite del Clt di Terni ha presentato il libro “Favole da Giardino” del poeta Elio Pecora, presente all’incontro coordinato da Simone Zafferani.

Si tratta di settanta favole scritte in rima che hanno come protagonisti animali antropomorfi. L’autore precisa che sono gli uomini a somigliare ai suoi animali piuttosto che il contrario. “Non è un libro solo per l’infanzia – ha sostenuto Elio Pecora – ma è godibilissimo per tutti”. “Il poeta ricostruisce un’atmosfera naturale, non naturalistica, non c’è alcuna forma di simulazione – conclude Zafferani – è proprio una poesia che nasce dalla terra ed esplora gli immediati dintorni”.

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Le “Stamperie delle nubi” di Andrea Giuli

Andrea Giuli ha presentato il suo ultimo libro di poesie “Stamperie delle nubi” in un incontro promosso dall’Associazione Gutenberg nella biblioteca del Circolo Lavoratori Terni.

“È un bellissimo libro – ha sottolineato durante la presentazione il presidente della Gutenberg Simone Zafferani – che si aggiunge ai libri di poesia di valore che non sono moltissimi. Questo è un libro che merita di essere tenuto nella propria libreria.”

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Omaggio alla città di Terni: la poesia dialettale

Come riportato dalla giornalista Claudia Sensi di www.terninrete.it è un omaggio alla città di Terni l’iniziativa promossa dall’Associazione Gutenberg presso il Clt. Un “Incontro con la Poesia Dialettale di Terni” a cura di Paola Ferri con la voce recitante di Stefano de Majo e la presenza di alcuni dei poeti della Terni di oggi e dello studioso Flavio Frontini.

“Il dialetto è la nostra origine – spiega Paola Ferri – i poeti che usano la lingua vernacolare esprimono una semplicità di sentimento, quell’anima popolare che solo la poesia dialettale riesce a cogliere. La poesia dialettale non è seconda alla poesia per antonomasia ma è un mezzo di comunicazione primario che diventa elemento fondamentale nella identificazione di una umanità territorialmente definita

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