Programma delle nostre iniziative autunnali

Cari soci e amici Gutenberg,

abbiamo iniziato le vacanze estive pieni di soddisfazione per l’ottimo risultato di consensi e di pubblico avuto durante il festival TERNIPOESIA e per il Concorso Nazionale di Poesia “Luciana Notari” X edizione, ma ora, dopo la pausa estiva, è tempo di iniziare insieme un nuovo anno culturale pieno di interessanti eventi.

Ecco il programma dei mesi di ottobre, novembre e dicembre:

5 ottobre, ore 21, presso il Teatro Secci l’Associazione Gutenberg, nell’ambito di Umbria Green Festival, presenta Bello Mondo rito sonoro di Mariangela Gualtieri, poetessa e attrice, e omaggio a Giovanni Pascoli.

Il programma completo di Umbria Green Festival è al momento disponibile sul sito:

www.umbragreenfestival.it

23 ottobre, ore 17 presso il CLT (Circolo Muratori Terni via Muratori n. 3 Terni):

Tesseramento Gutenberg e Incontro con la Poesia Dialettale di Terni a cura di Paola Ferri , voce recitante Stefano de Majo Saranno presenti i poeti della Terni di oggi.

23 novembre, ore 17 presso CLT, il poeta Andrea Giuli presenta la sua ultima opera Stamperia delle Nubi.

15 dicembre, ore 16,30 presso il CLT, Elio Pecora, uno dei massimi poeti contemporanei, presenta il suo libro:

Il Giardino, le favole di Elio Pecora.

L’associazione di poesia Gutenberg può continuare a vivere grazie al vostro sostegno e alla vostra partecipazione. Il Programma dell’anno culturale 2018-2019 è pubblicato nel sito della Gutenberg www.associazionegutenbergterni.it e nel sito del CLT www.circololavoratoriterni.it.

La vice-Presidente Francesca Ordeini

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Programma Culturale 2018 “Terni Poesia”

depliant pieghevole 2018 INTERNO

PREMIO DI POESIA “LUCIANA NOTARI – X EDIZIONE”

PRIMO CLASSIFICATO “POESIA EDITA”

Fabio Franzin – Terra e aria

«Camminare / è pregare con i piedi» dice Fabio Franzin in una sua poesia. E ancora: «la distanza tra noi e il sacro // è un pellegrinaggio da compiere». Il suo libro Erba e aria è in definitiva questo: un atto d’amore per la scrittura come cammino, peregrinazione verso l’origine, ritorno alla terra e a quell’aria che la nutre e la vivifica. Il cammino non reca tracce di nostalgia; scongiura l’idillio perché, ci dice ancora il poeta, «quel passato / è ancora qui, con me, fra lo sguardo e il cuore». La memoria è dunque non regressione ma radicamento. L’incontro con i luoghi, con il variegatissimo mondo vegetale e animale, e anche quello con i morti, è un viatico verso un amore per la vita più profondo e consapevole. «I segni verdi» di cui il paesaggio è intessuto sono scritture, laicamente sacre, in cui individuarsi, inscriversi e da cui scrivere il proprio paesaggio, aperto e accogliente con l’altro da sé. Per una simile impresa c’era bisogno di tornare alla lingua delle origini: un dialetto geograficamente ben individuato ma su cui si innestano le inevitabili varianti di chi la lingua la ricrea, con effetti fonico-timbrici e ritmici di grande finezza e felicità espressiva, che restituiscono alla natura i suoi suoni, i colori, i guizzi più impercettibili e vitali di quel tutto che ci accoglie e ci ricomprende.

SECONDO CLASSIFICATO “POESIA EDITA”

Riccardo Olivieri – A quale ritmo, per quale regnante

Il libro di Riccardo Olivieri A quale ritmo per quale regnante sembra contenere in sé più libri. Non per la mole delle poesie, che anzi risponde a un criterio di sobrietà dettato da una precisa architettura compositiva, bensì per la varietà dell’ispirazione e dei toni, che spaziano dall’elegia familiare, all’epica sociale, dalla memoria personale e collettiva, alla scabra traduzione in versi di un disturbo clinico. A tenere insieme le tante cadenze di questa voce è un nucleo sicuro e inattaccabile di poesia intensamente etica, che corrisponde prima ancora che a un modo di scrivere a un modo di essere nel mondo e di risuonare con esso. Da qui nascono i versi luminosi, ora dolenti ora sorridenti, sempre intensamente affettivi, dedicati al figlio, al padre, alla madre, agli amici, ai luoghi impregnati di ricordi e di verità. Sono versi che hanno profondamente assimilato le esperienze poetiche più significative del Novecento e che non temono la variazione, il cambio di ritmo e di metro, pur di afferrare le tante e mutevoli forme del nostro più autentico esser-ci.

TERZO CLASSIFICATO “POESIA EDITA”

Daria De Pellegrini – Spigoli vivi

Il centro nevralgico della scrittura poetica di Daria De Pellegrini nel libro Spigoli vivi è nella sua capacità di accogliere un dolore acuto e costante trasformandolo in una possibilità di redenzione attraverso l’ostinata resistenza della lingua. La sua non è un’ontologia del negativo di ascendenza novecentesca: il registro non è metaforico né il male si palesa attraverso catene associative di pensiero. Piuttosto questa scrittura si immerge nelle cose (l’orizzonte è angusto, quasi claustrofobico: gli interni domestici, il giardino, il paesaggio visibile da una finestra); viaggia tra esse, le spoglia fino a farle risuonare di una pena immedicabile. E’ una poesia, la sua, che ha il coraggio di uno sguardo prolungato e lucido, che sostiene la responsabilità derivante dalla reclusione di sé e dalla rinuncia alle illusioni. Ed è grazie a questa coerenza che la poesia può lanciare la sua sfida a un mondo impervio e insidioso, smascherando l’inganno e andando a fondo del proprio dolore, e solo così aprirsi a inedite possibilità di luce.

VINCITORE OPERA PRIMA EDITA

Ivonne Mussoni – La corrente delle cose ultime

Aerea, apparentemente imponderabile, la poesia della giovane Ivonne Mussoni è invece già dotata di un peso specifico proprio, di una direzione precisa e impetuosa, esattamente come la corrente del titolo. Vortici, mulinelli, rapide improvvise ne rendono più intenso il percorso, che tende a una considerevole maturità espressiva, a un uso luminoso della lingua, consapevole e assai personale. I versi di Ivonne raccontano l’assenza, la nostalgia delle persone amate, si esercitano alla ricostruzione, al desiderio, all’esorcismo, finanche a un umanissimo miracolo («il miracolo è potersi riconoscere fra tutti»). La scrittura è un atto di ascolto e di piena compassione in cui a prevalere è un dolore partecipe e mai rassegnato, un pianto senza lacrime, come quello della Sirenetta di Andersen chiamata ad aprire una sezione del libro. Ed è anche divinazione, se le ultime poesie sono intitolate, sotto l’egida onirica del Fellini di , con i nomi dei tarocchi. Libro di «lacerante dolcezza», esordio molto promettente che lascia chiaramente vedere un lungo e proficuo svolgimento.

PRIMO CLASSIFICATO “POESIA INEDITA”

Lino Grimaldi
La poesia di Grimaldi si impone per una sua disinibita, eppure meditata libertà
metrica. Versi iper-lunghi e versi-bonsai si alternano in un flusso praticamente
ininterrotto, in cui la forza immaginifica la fa da padrone. E sono proprio l’originalitá
delle associazioni, la potenza iconica e ritmica e la freschezza di alcuni lampi
metaforici a segnare essenzialmente l’ordito poetico di Grimaldi. In un alternarsi di
registri alto e basso, naturale e concettoso, popolare e allegorico. Il fiume ribollente
delle immagini e del pensiero, ora deviante nell’intimismo esistenziale, panicoamoroso,
ora tangente le sponde della storia e dell’attualitá, scuote il lettore e
rende la poesia di Grimaldi, a tratti, sorprendente.

SECONDO CLASSIFICATO “POESIA INEDITA”

Vincenzo Ricciardi

Sorvegliato ed enigmatico, sensoriale ed onirico, sapienziale e sentimentale si mostra il dettato
poetico di Vincenzo Ricciardi. I suoi versi sembrano sorgere da una dialettica costante tra luce e
penombra, veglia e dialogo fantasmatico, in notturni rugiadosi e percezioni boschive dove una
nota timidamente visionaria fa da contraltare ad sottofondo nostalgico e doloroso dell’esistenza.
La nitida, eppure a volte rotta, linea esistenziale del canto ricciardiano è voce che, comunque,
cerca di comporsi in un afflato se non di pace, almeno di speranza.
Associazione Gutenberg

TERZO CLASSIFICATO “POESIA INEDITA”

Alessandra Scarano

Moderna e tormentata Saffo, Alessandra Scarano imprime ai suoi versi una riconoscibile
aura dal sapore classicistico: la metrica solida e misurata, una sonorità cristallina, la parola
scolpita, l’eros, i luoghi del monologo-dialogo amoroso, le rovine mortifere, le vestigia
parlanti, ciò che resta della divinità, lo splendore decadente ma anche consolatorio della
natura. Su questo impianto che potremmo dire post-ellenistico, la Scarano innesta la sua
sensibilità di donna del terzo millennio, complessa e complicata, tra tensione gnomica e
ricerca sempiterna del lido d’amore, come una profetessa fragile.

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Alcuni frammenti dell’evento “Sandro Penna – Una cheta follia”

Alcuni frammenti dell’evento “Il porto sepolto – Andrea Chimenti canta Giuseppe Ungaretti”

 

 

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Seamus Heaney, Terni 24 novembre 2017

Andrea Ciribuco presenta il poeta irlandese Seamus Heany. Terni, Palazzo Gazzoli, 24 novembre 2017

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Vincitori Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2018 – X edizione

SEZIONE POESIA EDITA
 
1° classificato, Fabio FRANZIN, Erba e aria, Vydia Editore, 2017
 
2° classificato Riccardo OLIVIERI, A quale ritmo, per quale regnante, Passigli, 2017
 
3° classificato Daria DE PELLEGRINI, Spigoli vivi, Interno Poesia, 2017
 
 
 
SEZIONE OPERA PRIMA EDITA
 
Vincitore: Ivonne Mussoni, La corrente delle cose ultime, Giulio Perrone Editore, 2017
 
 
 
SEZIONE POESIA INEDITA
 
1° classificato, Lino Grimaldi
 
2° classificato Vincenzo Ricciardi
 
3° classificato Alessandra Scarano

 

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Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2018 – X edizione

Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” 2018 – X edizione

Scadenza 28 febbraio 2018

Il premio di Poesia, giunto alla sua nona edizione, è organizzato per promuovere la memoria e la conoscenza della poetessa Luciana Notari, autrice di raccolte poetiche di singolare qualità, della quale si vuole anche ricordare l’amore e la fiducia verso il mondo animale e naturale.

Organizzato dall’Associazione Umbra di Promozione Culturale GutenbergTerni

Giuria: Elio Pecora presidente, Simone Zafferani segretario, Rosanna Gentili CariniAndrea Giuli, Maria Francesca Ordeini, Paola Silvestrelli, Paola Tarani

Diviso in tre sezioni, il premio sarà assegnato annualmente, a insindacabile giudizio della giuria ed escludendo l’ex aequo, a:

     A) Libro edito di poesia, premio € 1.500,00 (millecinquecento)

Sarà cura della Giuria segnalare altre due autori finalisti (secondo e terzo classificato) di particolare merito, cui sarà consegnato un attestato del risultato raggiunto.

     B) Opera prima di poesia premio € 500 (cinquecento)

Sono ammessi esclusivamente libri di autori che non hanno pubblicato precedenti volumi di poesia.

I testi partecipanti di queste due categorie: libro edito di poesia e opera prima di poesia, editi fra gennaio 2016 e dicembre 2017, dovranno essere spediti in n. di 5 (cinque) copie

      C) Poesie inedite premio € 300 (trecento)

Le poesie non dovranno essere state precedentemente pubblicate, pena l’esclusione dal premio

Sono ammessi massimo 3 (tre) componimenti, da inviare in 5 (cinque) copie .

Per ognuna delle tre sezioni la quota di iscrizione è di € 20,00 (venti) da versare sul bonifico bancario dell’Associazione: IBAN: IT47H0306914414000080000332.

N.B.: non saranno accettate iscrizioni con denaro contante inviato tramite lettera

Tutte le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 28 febbraio 2018 alla Segreteria del Premio: Associazione Gutenberg Terni c/o Rosanna Gentili Carini, Viale A. Manzoni, 16 – 05100 Terni.

Per informazioni: tel. 349/5048092, 340/6582872

Tutte le opere: prima, seconda e terza categoria,dovranno essere accompagnate, in busta chiusa,  dai dati personali dell’autore (nome, indirizzo, recapito telefonico, email) e dalla ricevuta del versamento della quota di iscrizione.

La premiazione avrà luogo venerdì 18 maggio 2018 alle ore 17 presso la Sala Rossa di Palazzo Gazzoli, Via del Teatro Romano, 5 – Terni

Gli Autori premiati dovranno essere presenti alla cerimonia pena la decadenza dal premio. Il materiale pervenuto non sarà restituito.

I risultati del Premio saranno pubblicati sul sito dell’Associazione Gutenberg: www.associazionegutenbergterni.it 

I vincitori saranno contattati tramite telefono o e-mail almeno 15 giorni prima della cerimonia di premiazione.

 

visita club.it

 

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Stefano De Majo, Francesco Morettini e Fabrizio Longaroni in “Il dono del silenzio” – Poesia e musica di Leonard Cohen

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Simone Zafferani intervista Elio Pecora sul rapporto “Poesia e Musica”

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Vincitori del Premio Poesia “Luciana Notari” 2017 IX edizione – Motivazioni dei premiati

OPERA EDITA

1° classificato

Francesco Scaramozzino – L’onere dei nidi

Scaramozzino ha la capacità di associare l’inassociabile, il così detto “alto” al così detto “basso”, il così detto “lirico” al così detto “impoetico”: di attingere, cioè, alla mischia parlante della poesia di temperamento novecentesco, per tirarne le conseguenze dovute. La consapevolezza linguistica è talmente evidente che è superfluo notarla più a lungo. Ma possiamo aggettivarla: è una consapevolezza evocativa, non dimostrativa. Allude senza dire e senza però usare metafore, perché la lingua è tutta già spostata in una zona metaforica diremmo quasi dell’essere, più che della stessa lingua. Ma questa zona al di là dell’essere non pare essere metafisica, tutt’altro: le parole costruiscono un universo fermo e concreto, solo baluginante di una luce interna, propria.

È attraversando il mondo, infatti, che arriviamo al volo dell’ultima sezione – come ben nota anche Marco Tabellione nella nota finale – e il volo è a sua volta un nome che sta per “poesia”, se Scaramozzino scrive: “Vedi? trema sulla pagina / con le sua ali / anche quest’ultima poesia, / che ha l’attitudine al volo”.

Il poeta getta dunque sul mondo una rete a strascico e tira alla secca della sua scrivania alcuni reperti (appunto) baluginanti, evocativi di un mondo che non è dato fissare sulla pagina, che non è dato trattenere nella vita, ma che è dato e ridato: ricordare – al quale è dato e ridato: aspirare – e che riassumiamo, con Scaramozzino, nella parola: “avvicinati”. Detto a una donna. Detto al mondo stesso.

Scaramozzino

2° classificata

Daniela Raimondi – Maria di Nazareth

Ci vuole coraggio, a far parlare Maria per bocca nostra, a parlare al suo posto noi umani, umanissimi, tanto più perché poeti. Lo ha già fatto Merini nel Magnificat, con le sue impennate enfatiche, arrivando a fare di Maria se stessa, la poetessa che mette al mondo il Verbo, secondo una catena associativa istintiva. E, ben prima di lei, lo aveva fatto Jacopone da Todi con la lauda drammatica Donna de Paradiso, che contiene la supplica di Maria a Pilato: “O Pilato, non fare / el figlio meo tormentare, / ch’eo te pòzzo mustrare / como a ttorto è accusato”.

Ci vuole coraggio, a far scendere ancora Maria dal cielo, a costruire con le parole una Maria tutta materia umana e contemporanea, che si oppone al volere di Dio – come questa di Raimondi: qui Maria non supplica nemmeno, bensì si oppone fieramente, sebbene inutilmente, al proprio destino e al destino del figlio – rivendica con forza e disperata ironia la propria umanità: “Mi hanno fatta di legno intarsiato, / d’ebano e d’oro. E menzogne. / Perché io non fui mai così bella / ma ero fatta di carne, e dolore, e pietà.”

Infine, orfana del figlio come Storia comanda, maledice la vita che le resta – proprio come farebbe e fa ogni madre. Questa possibilità di identificazione e scavalcamento spazio-temporale è la chiave del libro di Daniela Raimondi, che impone al nostro sguardo una figura non distaccata e ieratica, la materna e serena custode delle nostre preghiere, ma porta quella Vergine antica nel tempo nostro, ne fa una qualunque madre che grida di nero dolore: non la madre soavissima di dio, ma una qualunque madre della nostra contemporaneità: afghana, siriana, belga, sudanese, eritrea (purtroppo abbiamo l’imbarazzo della scelta), una donna che insieme al figlio ha perduto la gioia della vita, una madre di dio che non ci guarda dall’alto, piuttosto ci riguarda – e condivide una larga, dolente parte della storia contemporanea. L’evocazione è purtroppo automatica.

La poesia di Raimondi chiede dunque alla nostra coscienza un altro passo, per tornare sensibile al dolore privato di ciascuna madre, nel dolore più grande: caotico, vasto e sovranumerico al quale siamo assuefatti.

Daniela Raimondi

3° classificata

Elena Petrassi – Scrivere il vento

Si può scrivere il vento? Il libro di Elena Petrassi sembra dirci di sì, che si può incidere la fuggevolezza delle stagioni, scalfire l’ineluttabilità dei mesi e ancora aprire un varco nel buio, nel quale – come ci ricorda un titolo che è una sinestesia – “le mani cantano”. Ma per farlo, occorre usare una lingua che non tema la libertà associativa, un flusso che impasta e dissolve, che coraggiosamente chiama in causa l’assoluto e lo recinta dentro l’esperienza: in breve, una lingua che non tema la vertigine ma la addomestichi.

Viene alla mente un’autrice come Virginia Woolf, la cui scrittura sfida costantemente i limiti del dicibile, prima che la parola colpisca troppo in basso, come ci ricorda Lily Briscoe, indimenticabile protagonista del libro Al faro. La tentazione del silenzio è costante e scrivere è insieme una sfida e una necessità inalienabile. Pensiamo, ad esempio, a una poesia come Quel silenzio bianco della parole non scritte. Ma anche ai versi intensi e definitivi dedicati al padre morto, Io non canterò la tua fine, dove è solo la lingua a dettare l’urgenza di tracciare il tempo, che altrimenti si dispiega in un eterno presente.

La sorpresa di Scrivere il vento sta nella sua capacità rara di aprirci alle variazioni della luce, di portarci nel cosmo tra le stelle e da lì illuminare, con la sola forza inesauribile della parola, gli affetti, le ferite, i rimpianti, le malinconie. E’ un libro da cui non ci si vorrebbe separare; un laico e ispirato libro d’ore in cui si riesce nella difficile impresa di abbassare il volume dell’io, per farsi voce, resistente e pura, del tempo andato e di quello che resta.


OPERA PRIMA

VINCITORE

Claudia Di Palma, Altissima miseria

E’ decisamente l’ossimoro, dichiarato già nel titolo, la cifra costitutiva della raccolta d’esordio di Claudia Di Palma. Ma l’ossimoro non solo e non tanto come figura retorica quanto come attitudine poetica, e dunque chiave d’ingresso alla visione del mondo che quella poesia fa esistere. I versi che Di Palma scrive scavano nel solco della contraddizione, cercando la verità nel paradosso, nel rovesciamento: la miseria in cui siamo confinati è altissima, se spostiamo lo sguardo o se lo incuneiamo nelle fessure di ciò che, convenzionalmente, ci dimentichiamo – o ci rifiutiamo – di vedere. Ecco dunque che lo scarto, il vuoto, lo spigolo, l’esilio, l’indecisione, diventano i luoghi e gli oggetti prediletti per lanciare il sasso della parola poetica e stimolare un dialogo con un “tu” che è interlocutore indefinito, mobilissimo ma costante. Di Palma non ha paura di chiamare in causa direttamente Dio «misero e perso», cui restituire la propria finitudine come dono, atto di infinita compassione.

Se, come ci ricorda Alessandro Canzian nella prefazione, la poesia è testimonianza e invenzione, il mondo poetico che Di Palma inventa per noi ci restituisce, in versi di grande impatto, la bellezza e la potenza della nostra condizione di creature, ricordandoci che «E’ l’esilio la nostra grande risorsa, il non avere appigli».

Claudia Di Palma

 

MENZIONE SPECIALE

Farhad Ali Zolghadr, Sulla tenera pelle

Con Sulla tenera pelle di Farhad Ali Zolghadr ci muoviamo in un mondo che non ci appartiene e che ci permette di imparare – o meglio, ricordare – una lingua nuova e un nuovo codice di relazione umana, che non teme il ridicolo del sentimento come ormai avviene nel nostro Occidente. Eppure, la convinzione che siamo in attesa di nascere, che troviamo ad apertura di libro, coincide esattamente con quanto espresso da Jung, quando scrive che al mondo vivono molti esseri non ancora nati – e che è indispensabile credere in questo mondo, e lasciarvi una traccia di sé. Ed è precisamente questo, che fa Zolghadr: lascia traccia di sé come poeta e crede al mondo, perché la sua poesia si lascia attraversare dalla bellezza e dal dolore del mondo, non ci racconta solo dell’eterno tempo sospeso dell’amore, ma anche dell’ingiustizia della realtà e della guerra contemporanee. Per quanto nella sua scrittura si riscontri l’eco notevole della tradizione, la lingua di Zolghadr è trascinata verso una stringente attualità, dunque si muove su un interessante bilico spaziotemporale di Oriente e Occidente. Della sua tradizione, mantiene soprattutto la semplicità, che abbiamo imparato ad amare quando ne abbiamo compreso la profondità, quando abbiamo imparato a riconsiderare il peso specifico della parola, ricordando – appunto – come ogni parola abbia di per sé preziosità. Zolghadr mostra ovunque la propria fede nella parola, come dovette dichiarare Celan dalla Shoah, lanciando la propria preghiera a Nessuno, fondando una incrollabile fiducia nel canto che canta sopra ogni spina – ma Zolghadr lo fa anche a nome del proprio popolo, perché, scrive: “La voce dei poeti mitigò la furia del vento in brezza poetica / che ispira all’islam parole di pace e d’amore per l’umanità intera” – e lo fa in un testo dove mescola la muta dei tassisti all’alata dea persiana Simorgh – fino a quando, forse, come scrive il poeta, la porta si aprirà perché avremo smesso di sperare, perché la nostra attesa sarà finalmente “libera dalla speranza”. E chissà che non abbia ragione…

Farhad Ali Zolghadr


 

 

OPERA INEDITA

vincitrice

MONICA GUERRA

Colpisce, nelle poesie di Monica Guerra, la tensione elusiva e al contempo folgorante delle immagini. Siamo chiamati, dai versi brevi e franti, a ricomporre eventi, rimettere insieme le tracce di un dolore, di una presenza/assenza implacabile. Le microstorie di abbandono e di resistenza che si snodano lungo i versi ci vengono restituite con forza da una lingua precisa e tagliente e da una sintesi icastica di notevole raffinatezza.

Monica Guerra

 

2° classificato

 

ROBERTO ROMANATO

La poesia di Roberto Romanato si colloca con decisione nel solco della tradizione novecentesca, di cui assume sia la la fisionomia che il peso specifico. Soffia tra questi versi un vento montaliano, nella natura che si fa metafora di un mondo impervio eppure irresistibile, dove il poeta non è «mai saziato di andare». Questa poesia ci mette a parte di un’inquietudine febbrile, con versi molto ben costruiti e con un affascinante ed originale repertorio di immagini.


 

A seguire, alcune foto della premiazione:

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Vincitori Premio “Luciana Notari” – IX edizione – 2017

Si riportano di seguito i nomi dei vincitori del Premio nazionale “Luciana Notari”
1) sezione POESIA EDITA

1° classificato: Francesco Scaramozzino, “L’onere dei nidi”, Puntoacapo ed, 2015
2° classificato: Daniela Raimondi, “Maria di Nazareth”, Puntoacapo ed, 2015
3° classificato: Elena Petrassi, “Scrivere il vento”, Ati ed, 2016

2) sezione POESIA EDITA OPERA PRIMA

vincitore: Claudia Di Palma, “Altissima miseria”, Musicaos Editore, 2016
menzione speciale a Farhad Ali Zolghadr, “Sulla tenera pelle”, LietoColle, 2015


3) sezione POESIA INEDITA

1° classificato: Monica Guerra
2° classificato: Roberto Romanato

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TERNIinPOESIA

L’Associazione GUTENBERG di Terni organizza a Palazzo Gazzoli – Via del Teatro Romano – Terni –

TERNIinPOESIA

Festival – IV edizione

(il seguente programma potrà subire variazioni)

Sala Rossaingresso gratuito – Ore 17,00

19 maggio: Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” – IX edizione

Premiazione dei vincitori alla loro presenza – Esecuzione di brani musicali da parte di allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicale “G. Briccaldi” – Terni e la presenza di alunni della scuola elementare “Aldo Moro” – Terni

20 maggio: Simone Zafferani, Presidente Ass.ne Gutenberg, incontra il Poeta

Elio Pecora su Poesia e Musica

Sala Blu ingresso € 8,00 – Ore 17

21 maggio: Stefano de Majo, In ricordo di

Leonard Cohen – La musica oltre la musica

esecuzione di musiche dell’Autore

 

 

 

 

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